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Slow Food getta le reti per costruire nuove relazioni con chi ancora coltiva il mare

pescaNell’ambito degli appuntamenti di Malazè, l’evento ArcheoEnoGastronomico dei Campi Flegrei, le Condotte Slow Food Campi Flegrei e Costiere Sorrentina e Capri, alla luce della presenza tra i Presidi campani di ben due realtà: la colatura di alici di Cetara e le alici di Menaica,  si sono fatti promotrici di una tavola rotonda a più voci sullo stato di salute della  Piccola Pesca artigianale campana. L’incontro si è tenuto nella suggestiva Villa Avellino Residenza Storica seicentesca di Pozzuoli.

Al dibattito hanno preso parte le due Condotte organizzatrici, la Condotta Slow Food Napoli, la Condotta Slow Food Salerno, il rappresentante del Consorzio Pescato Campano, Fulvio Giugliano, il Direttore dell’area marina protetta di Punta Campanella, Antonino Miccio, e un piccolo pescatore locale di Monte di Procida.

Ma cosa si intende per Piccola pesca Artigianale?

E quale è lo stato dell’arte sulla pesca in Campania?

Per piccola pesca artigianale si intende l’attività praticata con unità di lunghezza fuori tutto inferiore ai 12 metri, abilitate all’esercizio della pesca costiera locale, ovvero entro le 12 miglia dalla costa e che fa uso solo di alcuni metodi di cattura. Le leggi che governano questo tipo di attività sono riconducibili alla Gazzetta Ufficiale n. 151 del 30 giugno 2017 recante la disciplina della piccola pesca e della piccola pesca artigianale.

Dagli ultimi dati Mipaaf, a noi disponibili, risalenti al 2015, in Campania esistono 856 imbarcazioni di varia lunghezza,  adibite all’attività della pesca: 285 a Napoli, 132 a Castellammare e 406 a Salerno. Il dato più critico che emerge da questi dati è legato alla presenza, nella flotta operante lungo le coste campane, di imbarcazioni con un ‘età media di circa 33 anni.

Dal dibattito è emerso chiaramente che esiste una conflittualità marcata tra gli operatori di grosse unità da pesca e gli operatori di piccolissime unità da pesca locale costiera. Uno dei primi scogli da superare, secondo il responsabile del Consorzio Pescato Campano è proprio quello della conflittualità tra queste due anime dello stesso settore imprenditoriale.

Il problema principale su cui si regge la conflittualità tra queste parti è legata alla distruzione dell’ habitat marino costiero da parte delle imbarcazioni più grosse che adottano sistemi di pesca che compromettono i fondali creando una situazione di crisi per le specie marine che non riescono a trovare più zone favorevoli alla riproduzione.

Altre difficoltà nel comparto sono legate alla regolamentazione degli accessi alle aree marine protette, alla pezzatura delle specie ittiche pescabili e al fermo pesca nazionale su alcune specie marine per periodi ben precisi dell’anno.

Ma il dato che unisce le criticità riscontrate nel settore lungo le coste campane è legato al consumo inconsapevole delle specie ittiche. Infatti a causa della forte richiesta di specie marine di maggiore interesse commerciale, il 70% del pescato catturato non finisce sulle tavole dei consumatori.

Cosa può fare Slow Food per risolvere questo problema ed aiutare questi “contadini del mare” ?

Far conoscere le specie ittiche presenti nei nostri mari ai consumatori e far riscoprire alcune preparazioni locali che fanno uso di queste specie meno commerciali sono due dei possibili punti d’intervento su cui Slow Food può lavorare per sostenere queste piccole realtà locali di piccola pesca.

In un recente intervento Gaetano Pascale, già presidente di Slow Food Italia, indicava una possibile strada da seguire: “ Più i mercati sfruttano i mari, più i pescatori soffrono. Invertiamo la rotta di un’economia paradossale e ingiusta”.

Anche al Salone del Gusto che ha aperto i suoi lavori da poche ore possiamo notare la presenza di alcuni momenti in cui ci si soffermerà a riflettere, in una visione globale, sulla risorsa mare (Cambiamento climatico: le comunità indigene in pericolo del 20 settembre –  Per fermare l’ocean grabbing, gestiamo insieme il mare del 22 settembre – Aree marine protette: soluzione o problema? Del 23 settembre – Le ricette del cambiamento: come gli chef possono garantire la sostenibilità del 21 settembre ).

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