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Produzione in calo per olio di oliva italiano

oliodoliva1Scende sotto i 5 milioni di quintali la produzione italiana di olio di oliva di pressione nella campagna 2012/13.

La previsione, formulata da Ismea in collaborazione con Aifo, Cno e Unaprol  e presentata in conferenza stampa presso la Sala Nassirya di Palazzo Madama – Senato della Repubblica, attesta il nuovo dato produttivo al di sotto dei 4,8 milioni quintali, in calo del 12% rispetto ai cinque milioni e mezzo della scorsa annata.

Il risultato negativo – spiega l’Ismea – riflette le conseguenze di un andamento climatico particolarmente avverso, caratterizzato da una prolungata assenza di precipitazioni e da temperature elevate che hanno condizionato soprattutto la fruttificazione. A limitare i danni sono state solo le piogge di inizio settembre. Puglia e Calabria, che concentrano quasi due terzi della produzione nazionale, hanno accusato quest’anno flessioni rispettivamente del 12 e del 15 per cento sulla scorsa campagna. Ancora più pesante l’esito produttivo in Campania, Basilicata e Molise, a causa dei frequenti fenomeni di cascola (caduta delle olive nella fase dell’accrescimento), mentre è in controtendenza la Sicilia, regione in cui, grazie anche alle irrigazioni di soccorso, la produzione avrebbe invece segnato un aumento attorno al 5%. Al Centro Italia tiene la Toscana, mentre cede il 3% la produzione laziale. Pesante il bilancio delle perdite in Umbria (-35%), a fronte di un andamento positivo nelle Marche, dove si prevede un più 15%.

Al Nord, la Liguria, con un balzo in avanti del 20%, torna sopra la soglia dei 40mila quintali, dopo due annate di magra. Stessa performance in Lombardia, mentre conferma il dato dell’anno scorso l’Emilia Romagna, in una campagna invece fortemente negativa per il Veneto, che ha perso il 30% dei volumi.Quanto al mercato, sottolinea l’Ismea, dopo l’iniziale impennata dei prezzi nel trimestre estivo come reazione agli annunci della flessione produttiva in Spagna, con l’entrata in produzione del prodotto nuovo si è assistito, invece, ad un raffreddamento dei listini sia sul fronte nazionale sia su quello estero.

Quando ormai le operazioni di raccolta sono arrivate nella fase conclusiva, le indicazioni sulla produzione di olio di oliva della campagna 2012/2013 fanno stimare una flessione del 12% rispetto ai 5,4 milioni di quintali conteggiati dall’Istat per la campagna precedente. E’ quanto emerge dalla ricognizione fatta da Ismea in collaborazione con Aifo, Cno e Unaprol.

Come sempre nel settore olivicolo la stima tiene conto di situazioni differenti all’interno della stessa regione ed anche tra zone adiacenti. Quest’anno sono state molte le variabili che hanno influenzato il risultato “dell’oliveto Italia”. La stagione è iniziata con un inverno freddo e ricco di gelate che, anche laddove non hanno definitivamente compromesso alcune piante, hanno comunque rallentato lo sviluppo vegetativo già dalla fioritura. Le abbondanti precipitazioni nevose di febbraio, inoltre, hanno indotto a drastiche potature e anche questo ha influito Olio.

Produzione di olio di oliva di pressione in Italia (quintali)

2011 2012* Var. % 12/11

Piemonte 132 132 0%

Lombardia 9.933 11.920 20%

Trentino Alto Adige 2.097 2.359 13%

Veneto 13.945 9.762 -30%

Friuli Venezia Giulia 300 280 -7%

Liguria 38.500 46.325 20%

Emilia Romagna 8.073 8.073 0%

Toscana 151.662 151.662 0%

Umbria 76.107 49.500 -35%

Marche 37.809 43.500 15%

Lazio 222.749 215.436 -3%

Abruzzo 194.036 150.000 -23%

Molise 54.676 35.500 -35%

Campania 414.916 332.000 -20%

Puglia 1.850.716 1.630.000 -12%

Basilicata 62.200 48.000 -23%

Calabria 1.768.337 1.500.000 -15%

Sicilia 475.015 500.000 5%

Sardegna 36.398 50.957 40%

Italia 5.417.601 4.785.405 -12%

Fonte Istat. 2012: stime Ismea in collaborazione con Aifo, Cno e Unaprol al 12/12/2012 negativamente sulle prime fasi fenologiche. Le condizioni di stress per le piante si sono arricchite anche del  repentino abbassamento delle temperature di fine maggio che, soprattutto nelle zone più alte e interne, hanno compromesso in parte l’allegagione. Ma il vero problema, che peraltro ha rappresentato un filo conduttore per tutta l’agricoltura di quest’anno, è da ricondurre alla prolungata assenza di precipitazioni ed alle elevate temperature che hanno accompagnato  gli oliveti per un lungo tratto e ne hanno condizionato soprattutto la fruttificazione. La mancanza di piogge, soprattutto in impianti moderni, è stata sopperita con le irrigazioni di soccorso. Anche laddove la lavorazione del terreno nel periodo estivo non era stata più adottata da anni, è stata reintrodotta per abbassare il livello di competizione tra le infestanti e le piante e limitare l’evaporazione. La siccità ha comunque creato problemi nell’ingrossamento del frutto ed in molte aree ha determinato anchela cascola. Le piogge di inizio settembre sono tuttavia risultate provvidenziali ed hanno sicuramente limitato i danni. Di contro, la persistente mancanza di piogge e le alte temperature hanno creato un clima sfavorevole all’attacco di parassiti dell’olivo, favorendo così un’annata qualitativamente ottima, almeno in larga parte della Penisola. Scendendo nel dettaglio regionale si evidenzia come poche siano le eccezione ad una sequenza di variazioni negative rispetto alla produzione del 2011. Partendo dal cuore dell’olivicoltura italiana, Puglia e Calabria, si osservano delle flessioni a due cifre che comunque, in queste aree abituate all’alternanza, non destano particolare scalpore. In Puglia (-12%), come consuetudine, si distinguono nettamente la parte Nord, in decisa flessione rispetto all’abbondante produzione precedente, dal Salento che torna su livelli di una media carica dopo la scarsa raccolta dello scorso anno. Ancor più composita la situazione della Calabria, dove si mettono insieme situazioni molto diverse anche all’interno dello stesso areale e che vedono le flessioni più consistenti nella Piana di Gioia Tauro ed in provincia di Cosenza, mentre volumi superiori allo scorso anno si sono avuti nel Vibonese e nel Crotonese. Annata piuttosto buona, tenendo conto del resto del Sud, in Sicilia (+5%) dove si registra addirittura una crescita rispetto all’anno prima. Al di là della normale alternanza, che comunque è sempre più attenuata dalle pratiche agronomiche, la produzione poteva essere ancora maggiore se in alcune zone gli olivi non avessero sofferto per la mancanza di acqua e per il caldo. Nella maggior parte dei casi, grazie anche al ricorso alle irrigazioni questo problema è stato arginato ed in quasi tutte le province si registrano incrementi seppur limitati. La cascola da siccità, invece, è tra le cause della riduzione produttiva della Campania (-20%). Decise riduzioni si stimano anche per Basilicata e Molise. Dopo una produzione a dir poco scarsa si registra una buona ripresa per la Sardegna (+40%) che comunque  dovrebbe far rimanere i volumi 2012 al di sotto della media regionale. L’Abruzzo (-23%), soprattutto nelle aree interne, ha scontato problemi legati al freddo invernale che ha danneggiato gli olivi. Anche nelle Marche (+15%) si sono avuti problemi analoghi per il maltempo di febbraio e in alcune aree non si è praticamente avuto raccolto. Ma questa perdita è stata più che compensata dall’ottima performance delle zone litoranee.

Perdite limitate nel Lazio (-3%) che, grazie alle piogge di fine agosto e di inizio settembre, è riuscito a recuperare una produzione che durante l’estate sembrava più problematica dal punto di vista dei volumi. Annata negativa per gli oliveti dell’Umbria (-35%) che dopo la neve ed il gelo invernale hanno subito un deciso stress idrico e da caldo durante l’estate. Anche in Toscana molte aree hanno fatto i conti con un andamento climatico difficile, ma le perdite subite da alcune province come Siena ed Arezzo sono state compensate dalla maggior produzione di altre, come Firenze. Questo comunque lascia la produzione toscana sotto la media. Decisamente fuori dal coro i risultati delle regioni del Nord. In Liguria (+20%), infatti, si registra un ritorno sopra i 40 mila quintali dopo due anni “scarsi”. Positivi anche i confronti sul 2011 per Lombardia (+20%) e Trentino Alto Adige (+13%). Mentre per il Veneto si stima una battuta d’arresto (-30%) così come per il Friuli Venezia Giulia (-7%). Stabili Emilia Romagna e Piemonte.

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