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Mai più spaesati

assembleacopertinagruppofb_n-725x276«La Fao stima che nel 2050 nove miliardi di persone vivranno sul nostro pianeta. Due terzi di loro, si prevede, abiteranno in aree metropolitane: ma questo non è un processo inevitabile, ed evitare la congestione dei centri urbani serve anche in ottica di contrasto ai cambiamenti climatici. Ecco perché possiamo dire che i problemi dell’Appennino non riguardano solo gli 11 milioni di italiani che vivono in queste aree, pari al 52% del territorio nazionale, ma tutta la popolazione del nostro Paese»: con questo richiamo il presidente di Slow Food Italia, Gaetano Pascale, riassume il senso della prima Assemblea dei sindaci e degli amministratori dell’Appennino, una due giorni che ha visto l’adesione di rappresentanti istituzionali (sindaci, consiglieri e delegati delle amministrazioni) arrivati da tutte le regioni dell’arco appenninico, nonché di diverse associazioni.

Alla manifestazione, organizzata da Slow Food Italia in collaborazione con il Comune di Castel del Giudice (Isernia), hanno aderito ActionAid, Cittadinanzattiva, Anci, l’associazione Borghi Autentici d’Italia e l’associazione dei Comuni Virtuosi.

L’Assemblea dei sindaci e degli amministratori è un’articolazione degli Stati Generali delle Comunità dell’Appennino, il progetto, frutto dell’esperienza di Terra Madre, che Slow Food coordina dal 2013. Obiettivo di questo appuntamento era in particolare la promozione di una rete di sinergie tra amministratori dei comuni appenninici, chiamati ogni giorno ad affrontare tematiche comuni, dallo spopolamento alla riduzione dei servizi, dalla promozione di un’agricoltura e un allevamento con caratteristiche peculiari rispetto alla pianura alla lotta contro l’incuria dei territori e il dissesto idrogeologico.

Al centro del confronto di questi due giorni si sono imposti in particolare i temi della prevenzione del dissesto idrogeologico e della ricostruzione post-terremoto, a soli due mesi dal tremendo sisma che ha investito il Centro Italia e a poco più di sette anni dal terremoto dell’Aquila. Sappiamo infatti che oltre la metà dei 22mila centri storici italiani, popolati da quasi 20 milioni di persone, sorgono in zone a rischio sismico: la grande maggioranza dei 2800 comuni interessati si trovano in territorio appenninico.

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